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Aug 02, 2023

Marcello Bedeschi, leader di un'associazione italiana, è stato uno degli iniziatori delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG) negli anni '80. Ha poi presieduto la “Youth Church Hope Foundation” dal 1991 al 2021, ribattezzata “John Paul II Youth Foundation” dopo la morte del Pontefice polacco nel 2005.

Ci parla degli inizi degli incredibili eventi che sono diventati noti come Giornata Mondiale della Gioventù, condividendo aneddoti di alcuni dei primi incontri e una prospettiva su come la GMG sta segnando la Chiesa.

Come ha contribuito il suo stretto rapporto con Giovanni Paolo II alla realizzazione della GMG del 1984-85?

Marcello Bedeschi: Ho conosciuto Karol Wojtyla negli anni '60-'70, quando era ancora arcivescovo di Cracovia. Aveva un legame speciale con il mio vescovo di Ancona (Italia), Carlo Maccari, che era stato seduto accanto a lui durante il Concilio Vaticano II. Nei loro colloqui telefonici, e anche quando il mio vescovo mi mandava in missione in Polonia, ho sempre notato il grande interesse di questo cardinale di Cracovia per l'accompagnamento dei giovani.

Ci parlava sempre dei giovani, sottolineando il loro entusiasmo e la loro gioia di stare insieme. In Polonia ha organizzato una serie di incontri che sono stati, in un certo senso, i primi passi verso la GMG. Ciò rappresentava una visione della cattolicità come un modo di relazionarsi gli uni con gli altri come fratelli e sorelle.

Quando divenne papa, cercò disperatamente un'opportunità per mettere in pratica questa idea. Al termine dell'Anno Santo della Redenzione, 1983-84, nacque l'idea di un incontro di riflessione e di preghiera per i giovani di Roma, per permettere loro di incontrare il Signore.

Così è risultato che facevo parte di un comitato di quattro persone per organizzare questo incontro in collaborazione con il Pontificio Consiglio per i Laici. A guidare il concilio era allora il cardinale italiano Opilio Rossi, presto sostituito dal cardinale Eduardo Pironio, che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel lancio della GMG.

È stato dunque a partire da questo primo incontro che ha preso gradualmente forma il concetto di GMG?

Bedeschi: Questo primo incontro nel 1984 attirò giovani da 80 paesi, il che fu una grande sorpresa. Giovanni Paolo II colse poi l'occasione dell'Anno Internazionale della Gioventù dell'ONU per lanciare l'idea di un altro incontro, nel 1985. Anche questo incontro, sempre a Roma, funzionò molto bene. Ciò portò Giovanni Paolo II a scrivere una lettera in cui formalizzava l'idea delle Giornate Mondiali della Gioventù, che avrebbero alternato il livello diocesano a un incontro mondiale da organizzare ogni due o tre anni.

La prima GMG diocesana si è svolta nel 1986, seguita dalla prima GMG all'estero nel 1987 a Buenos Aires. Giovanni Paolo II ha curato personalmente l'intero progetto, compresi tutti i dettagli e i simboli, come ad esempio affidare ai giovani la croce della GMG affinché potesse essere portata in tutto il mondo. Ciò avvenne anche in luoghi impensabili, compreso quando la croce fu contrabbandata oltre la cortina di ferro nei paesi comunisti. Ricordo quei viaggi con grande intensità.

Come avete proceduto alla scelta delle prime città ospitanti?

Bedeschi: Molte Chiese nazionali volevano ospitare la GMG. La nazionalità argentina del cardinale Pironio ha portato all'organizzazione della GMG di Buenos Aires, nella quale p. Jorge Mario Bergoglio (il futuro Papa Francesco) partecipò come semplice prete gesuita. Nel 1989, la GMG di Santiago de Compostela ha riacceso i riflettori sul significato del pellegrinaggio e del cammino. I pellegrini provenienti da tutta Europa convergevano in Spagna con i mezzi più diversi. Questo movimento ha contribuito a rendere popolare il camminare come mezzo per incontrare Dio.

Il Papa ha voluto che questi incontri aiutassero i cattolici a riflettere sulle questioni più importanti legate alla fede cristiana. La GMG ha sviluppato anche una dimensione culturale, con mostre organizzate in collaborazione con i Musei Vaticani. Alla GMG di Colonia 2005, la mostra sul Volto di Cristo è stata come un'altra catechesi a sé stante, oltre agli insegnamenti offerti dai vescovi.